La pioggia mista a grandine picchierellava contro i vetri della stanza di Marina. I fulmini ed i tuoni erano un continuo alternarsi, mentre un vento gelido ed impetuoso si infiltrava prepotente dalle fessure della vetrata.
Marina alzò lo sguardo verso il soffitto e portò la penna alla bocca.
– E’ assurda questa versione di Latino! – sbuffò – Certo che Cicerone non aveva proprio nulla di meglio da fare, non pensi Tiziana? –
Tiziana sorrise. Erano amiche sin da piccole, e si volevano bene come sorelle.
– Sei sempre la solita Marina. Ma perchè non cerchi di essere un pò più concreta? Secondo me il destino ha voluto che Cicerone scrivesse questa versione! –
– Tu e le tue manie di oroscopi, magie e storie di destino!… Sai che ti dico? Preferisco la versione! –
Tiziana fece una boccaccia di disapprovazione e poi continuò a tradurre.
Poco più tardi le nuvole, spostate dal vento, aprirono il sipario su di un tramonto meraviglioso, ed un lungo arcobaleno, che pareva un ponte verso il sole, aveva di forza preso il posto della poggia.
– Ehi ma è fantastico! – Marina si drizzò in piedi e di corsa andò ad appiccicare il naso al vetro della finestra. – Vorrei tanto che anche Enrico lo stesse vedendo!… –
– I soliti due innamoratoni! Ma non ti sei stancata ancora di stare con lui dopo due anni? Per me sarebbe una tortura. – fece Tiziana chiudendo di botto il libro di latino, capendo che della versione non se ne sarebbe più fatto niente.
– Sei la solita imbecille! Che ne vuoi capire tu dell’amore? Io ed Enrico ci sposeremo il prossimo anno, quando finirò il Liceo.
– E con i tuoi come la metti? Lo sai bene che non vogliono sentirne parlare di Enrico. –
Marina si mise a disegnare con le dita dei pupazzetti sul vetro appannato della finestra. – Vedrai che li convincerò. –
– Ne dubito proprio. Non ti faranno mai sposare un imbianchino!… –
Marina guardò Tiziana con rabbia. – Ne parli anche tu come se fosse un animale. Ma che m’importa se lui fa l’imbianchino?! Certo, forse voi preferireste che mi mettessi con un nobile, ma che non sa sporcarsi le mani con un lavoro onesto! Non esiste ragazzo dolce come Enrico, e questo non lo capite nessuno! –
Tiziana scosse il capo – Guarda che io sono d’accordisimo con te, sono i tuoi che non lo sono. Sei figlia di un Notaio e di un Avvocato, frequenti il Liceo Scientifico, e vuoi che i tuoi cedano così facilmente? – disse introducendo i libri nello zaino.
– Non me ne importa un fico secco! – drizzò il capo.
Testarda all’ultimo punto, orgogliosa, anticonformista, vispa e intelligente, birichina: Marina era un vulcano in continua incandescenza. Con quegli occhioni neri e svegli, con quel leggero velo di lentiggini che portava orgogliosa su quel nasino all’insù, con quella carica d’affetto e simpatia che aveva sempre con sè, era benvoluta da tutti, soprattutto dai ragazzi, che evidentemente, prima di ogni cosa, si trovavano d’accordo sulla sua perfezione fisica.
Ma lei detestava mettersi in evidenza, e gironzolava sempre in jeans, e ne aveva di tutti i tipi: larghi o strettissimi, colorati o scoloriti, perfetti e firmati o stracciati e un pò ridicoli.
Anche quel nuovo giorno la sveglia suonò le fatidiche sette e trenta, e come ogni giorno Marina la scaraventò a terra. Tiziana gliene aveva regalata una a forma di peluche, tutta imbottita, visto che Marina ne aveva liquidate tre in soli due mesi.
– Maledizione! – urlò poi dando un calcio alle coperte. Era il suo consueto buon giorno al mondo…
Come ogni giorno si recò a scuola, aprì il suo armadietto e si mise gli occhiali; poi prese dal suo zaino una specchietto e si guardò con molto disappunto. – E’ inutile, con gli occhiali non mi piaccio proprio! –
– E invece stai proprio bene! Marina, ma quando lo capirai che se non li metti sempre ti aumenterà la miopia? –
– Eccola! Come ogni giorno a rompere! Tiziana, ma che ti pagano per fare il grillo parlante? –
– Sei proprio brava tu a dare nomignoli, visto che per incoscienza sei peggio di Pinocchio!… –
Marina sorrise all’amica, chiuse l’armadietto, e si diresse verso la sua classe abbracciandola.
Durante la ricreazione, le si avvicinò Fabio, un amico di Enrico…
– Ciao Marina. Posso parlarti? –
– Ciao Fabio. Qualcosa non và? –
– Enrico mi ha mandato a dirti che stasera non vi potete vedere. Ha da fare. –
– Questa poi! – esclamò Marina diventando di colpo più seria del solito. – Ma che avrà di così urgente da fare?… E poi, non poteva telefonarmi come ha sempre fatto? –
– No, è davvero troppo impegnato… –
Marina abbassò lo sguardo ed inghiottì amaro. La faccenda non le quadrò molto. Ultimamente troppe volte Enrico decideva di non volerla vedere per fare altro. Altro…cosa???
In classe non seppe stare attenta neanche un attimo ed era pensierosissima.
Rientrò a casa quasi come se fosse in trance. Non seppe toccare cibo e trascorse il pomeriggio in compagnia di paura e cattivi pensieri, che ben presto le diedero una profonda inquietudine interiore che le impedì di riposare anche la notte.
…Erano passati due giorni, e Marina di Enrico non aveva avuto notizie…
(…Continua…)