KILLING ME SOFTLY – Uccidimi dolcemente –
Narcisismo, Socipatia, Psicopatia, & company. Vittime e carnefici, ma anche entrambi esseri umani.
Mi scrivete ogni giorno in tanti, soprattutto donne, ma anche uomini. Avete incontrato un narcisista, un sociopatico, uno psicopatico, un anaffettivo, ecc. E magari anche più di uno.
E’ successo anche a me, e succede a molti di noi, anche se magari non ce ne rendiamo conto.
In fondo si somigliano un po’ tutti. Alla fine sono tutte persone che non sanno amare, e che si nutrono dell’amore che gli altri sanno donare.
La società è abituata a guardare con compassione le vittime fisiche che si vedono nei telegiornali. Brutte storie.
Sottovaluta però, sbagliando, il dolore e la quantità delle vittime che vengono giornalmente mutilate nell’anima da partner, genitori, amici che portano di nascosto con sé i cosiddetti “disturbi della personalità”.
Si esce da queste storie psicologicamente devastati, ci si regge a malapena in piedi tra le macerie della propria vita. Queste persone ti distruggono dentro e fuori, ti uccidono lentamente, giorno per giorno, mentre tu guardi la tua pozza di sangue farsi sempre più grande, e quasi stordita ti ci specchi inerme, immobile, quasi a non capire che tutto quel sangue è il tuo.
Sembra assurdo, ma si pensa che è meglio dissanguarsi che perdere quell’uomo/donna magnifico/a che ti è capitato! Tu non potrai vivere senza di lui/lei.
E’ quello che loro, implorandoti ogni volta che te ne sei andata, ti hanno fatto credere.
Ti sei detta: “Caspita, per cercarmi così disperatamente, deve essere per forza innamorato!”
Beh normalmente è così. Se un uomo o una donna ti amano tanto, mettono da parte il loro orgoglio e ti rivogliono disperatamente indietro.
Ma…c’è una differenza che non dovremmo mai sottovalutare: chi non è malato, non ripete di nuovo lo stesso errore.
“Errare è umano. Perseverare è diabolico.”
Già. Diabolico.
Bisognerebbe immaginare questa gente come posseduta dal demonio. Come se dentro avessero un diavolo che li muove come marionette. Perché altro non sono che pupazzi di legno, senza cuore, senza sensi di colpa, senza rimorsi, con rimpianti che somigliano più ad un’ossessione mai realizzata, che ad un vero vuoto.
Pensateci: molti di loro avranno di certo ammesso di non essersi mai veramente innamorati in vita loro. Perché sappiatelo, molti di loro non sanno assolutamente di essere soggetti patologici, sono inconsapevoli. Convinti come sono di essere sempre nella ragione, perché non sanno cosa vuol dire mettersi realmente in discussione. Molti di loro vi avranno dato ragione mille volte, ma lo hanno fatto solo per manipolarvi.
Così, quando cominciamo a toccare con mano la realtà, fredda, vile, bastarda e odiosa, ci sentiamo tutti degli emeriti imbecilli. Ma come? Siamo caduti così incautamente nella rete di uno di questi tizi? Noi, donne/uomini che abbiamo sempre in pugno tutto, che reggiamo pesi che nemmeno Ercole riuscirebbe a reggere. Noi con tanta esperienza, saggezza, dolcezza, eccetera eccetera. Si, noi. Di solito persone positive e perché no, vincenti.
D’accordo, siamo tutto ciò. Ma siamo principalmente esseri umani, e spesso attorno a noi c’è sempre stato poco amore, o se c’era, era di scarsa qualità.
Forse genitori distratti un tempo ci hanno abituati a raccogliere le briciole. O forse a modo loro ci hanno amato, ma non era per noi un tipo d’amore funzionale. O erano patologici, e ci hanno insegnato ad amare la loro patologia.
I vari perché del passato ci sfuggono ormai, e credo abbia poco senso saperli, se mai se ne potesse veramente conoscere la matrice.
Oggi sei lì. Impantanato ancora tra confusione, bugie, tradimenti, inganni. E non sai più chi sei.
E’ stata messa in discussione la tua identità, ogni volta in cui le evidenze erano palesi, ma dall’altra parte quegli occhioni da agnellino messo al macello (da te ovviamente!), spergiuravano che così non era! Tutto ciò ha anche un termine: gaslighting ( è una forma di violenza psicologica, o manipolazione mentale, in cui il manipolatore fa dubitare la vittima della sua stessa memoria e della percezione degli eventi).
Ne è maturato nel tempo un quadretto di te stessa che disconoscevi: alla fine tu eri pazza/o. E lui/lei (il narcisista, lo psicopatico, ecc) era la vera vittima.
Dove sei finito? Te lo chiederai più di mille volte, con la sensazione di girare a vuoto nella tua vita, per poi ritrovarti sempre nello stesso punto.
Non ti ritroverai. Te lo dico senza tanti complimenti.
Dovrai ricostruire un nuovo te stesso.
Ci rimetterai anni prima di riuscire a fidarti nuovamente non dico di un uomo o di una donna, ma di un cane, o solo di un passerotto che si posa sul tuo davanzale, ed invece di sorridere alla sua vista, ti chiederai “Perché?”, “Cosa vuole da me?”
Poi, se sei tra i fortunati di quelli con un fondoschiena pazzesco, te ne ritroverai un altro/a tra i piedi, proprio quando comincerai a dire “Toh guarda. Ho ripreso in mano la mia vita. Ora nessuno più potrà fottermi!”
Le ultime parole famose…
Bisogna accettarlo. Alcuni di noi sono delle calamite viventi per questi tizi.
Ci fu un tempo in cui mi arrabbiavo per questo. Poi venne il tempo in cui, da buona cristiana, capii che probabilmente il mio compito era pregare per loro. In seguito ci feci pace, nel senso che compresi che forse non me ne sarei mai liberata. Ma una domanda non trovava risposta: Perché continuavo ad incontrarli? Forse ognuno di noi ha un suo percorso, e magari questa gente fa parte del mio. –mi sono detta –
Ma nessuno arriva a noi per caso. Ognuno di noi, quelli che siamo caduti nelle reti di queste persone problematiche, conserva in sé parte di quello stesso problema, o quel problema gli fa da specchio su sfumature patologiche di noi stessi che ignoriamo.
Non sto parlando necessariamente di responsabilità condivisa. I sensi di colpa servono solo a farci sentire impotenti, né darà sollievo stabilire che le colpe erano solo dei “cattivi”. C’è solo da capire che una parte di noi non sta bene, ed ha “cercato” questi incontri, affinchè quella parte fosse curata. Pertanto dirci “io ero la buona e lui il cattivo”, non ci farà guarire, né restare inermi e sconfitti tra le fauci di una relazione che fa del male. Bisogna agire!
Sia noi che i soggetti patologici che incontriamo, siamo vittime.
Infatti, dopo aver avuto una relazione con uno di questi soggetti, si sta esattamente così:
Si soffre di attacchi di ansia, angoscia, si hanno incubi, insonnia, paure di ogni sorta, senso di solitudine, disperazione, annientamento, depressione, incapacità di concentrarsi sul lavoro, disturbi alimentari, rabbia e tristezza, senso di blocco, pianto, somatizzazioni di vario genere. Non solo. Svolgendo questi soggetti una vita sociale del tutto nella norma, nessuno è portato a credere che hai avuto a che fare con un personaggio patologico.
E se ti dicessi che queste persone si sentono esattamente come sopra citato, ed è per questo che fanno del male? ATTENZIONE: non le sto assolutamente giustificando! Lungi da me una cosa simile!
Sto solo dicendo che in fin dei conti siamo tutti esseri umani, e da questa prospettiva dovremmo guardarci gli uni con gli altri. Con compassione. Comprendendo la fragilità dell’animo umano, senza però scusarlo troppo per questo.
Di solito si consiglia sempre di battere in ritirata davanti a questi soggetti, ed effettivamente sarebbe la cosa più salutare. Ma non solo il vero problema è proprio staccarsi da queste persone, quindi stiamo ammettendo in questo stesso istante di avere noi stessi un problema, ma anche, chi vorrà mai stare accanto a queste persone? Pur sembrando un paradosso, loro come noi (e forse di più) hanno bisogno di un supporto affettivo che si prenda cura di loro. E questo è lecito SOLO quando loro stessi (rarissimi casi) si rendono conto di avere un grosso problema della personalità, e decidono autonomamente di seguire un percorso terapeutico.
In tal caso, dovremmo intenderla in questi termini: c’è gente che dedica la propria vita ad un partner disabile. E’ ammirevole. Bisognerebbe pensare a questi disturbi come una disabilità psicologica ed emotiva.
Se parlo così, non è perché non ne ho viste delle belle con queste persone, anzi! Ho imparato però che le cose (tutte!) non sono solo bianche o solo nere.
So benissimo che la sofferenza che si prova ad avere avuto a che fare con questa gente, è sangue che ti esce dalla bocca dell’anima in ogni istante, a volte per anni. E’ una devastazione totale, psicologica e fisica. Ed è difficile uscirne.
Per questo ripeto: è sempre meglio cercare di capire il vero senso di un incontro, e prenderne poi le distanze, eccetto rarissimi casi in cui se ce la sentiamo, è buono anche restare.
Uscirne è difficile, ma non impossibile. Stare bene si può. Il nostro modo di porci verso questa gente, fa assolutamente la differenza.
Nessuno potrà veramente ricucire quelle ferite, nemmeno la persona migliore. Forse col tempo si, ma inizialmente bruceranno ad ogni nuovo incontro, e ad ogni sguardo allo specchio.
Quale è allora la strada da imboccare?
Inizia col guardare in faccia la realtà. Lui/lei è una persona patologica, che non cambierà mai con nessuno. Potrà cambiare ( e mai totalmente) solo se si renderà consapevole del proprio malessere, e diciderà di curarsi. In caso contrario, come la maggioranza dei casi, reciterà eternamente il suo copione, che ogni volta finirà allo stesso modo. Quindi smetti di sperare. So che è dura, so che significa rinunciare ad un sogno. Ma devi farlo per te stesso. Perché tu vali molto di più di una persona patologica che sta letteralmente giocando con la tua vita.
Ti sembrerà assurdo, ma sii grata per questo incontro. Ti ha svuotato, ti ha distrutto, ti ha annientato. Ma ti ha fatto fare i conti con te stessa, e con un passato che probabilmente ignoravi. Ti ha permesso di guarire quella parte di te che stava male, e che probabilmente non sapevi di possedere.
Impara il meglio di loro. Ti starai chiedendo: “Di quale meglio parli?” Ebbene, guardati come sei: se sei incappato in questa gente, sei empatico, sei sensibile, sei generoso, ti fai in quattro per tutti e soffri per le pene altrui. Loro invece sono freddi, menefreghisti, il mondo se lo fumano nella pipa.
Ottimo! Da loro bisogna imparare in piccolissime dosi ciò che ti hanno potuto insegnare. Facciamo così: immagina di dover preparare una ricetta.
Metti la tua empatia, ed un pizzico della loro freddezza. Aggiungi poi la tua sensibilità, ed un cucchiaino di “non è colpa mia, non posso farci niente”. Poi è la volta della generosità, mettila tutta, e aggiungi un cucchiaio di “esisto anch’io”.
Beh procedi così…
E infine lo ripeto, compatiscili. Non lo dico in modo ironico. Dico sul serio. Perdona questi soggetti e vai avanti nella tua vita. Queste persone ti hanno fatto tanto male perché loro sono i primi che stanno male. A te a primo occhio sembrerà di no, ma è così. Perché sono monotoni, scontati, vuoti. Dopo i primi approcci brillanti, non sanno più cosa diamine dirti, risultano carenti sotto ogni profilo, e devono vampirizzare nuovamente qualcuno per sentirsi vivi. Che fatica! Sinceramente, non ti fanno un po’ “tenerezza”?
Ricorda sempre una cosa molto importante: loro gireranno sempre a vuoto nella loro vita, cercando di essere il meglio (senza mai riuscirci, e anzi andranno sempre a peggiorare), e cercando sempre non si sa di preciso cosa. Tu invece hai amato, e sai una cosa? Tu potrai amare ancora. E ancora. E ancora. Finchè vivrai.
E’ questo che loro ti invidieranno sempre e per sempre.
Avrai molta strada da fare, e non sarà mai facile. Perciò crolla. Poi alzati, e ricostruisciti. Ne verrà fuori un nuovo te parecchio migliore rispetto a prima. Possiederai una marcia in più. Credici. Ci vorrà parecchio, ma ne uscirai.
E tu che probabilmente stai leggendo di te su queste righe, prova a capire se magari sei un soggetto che fa soffrire il prossimo. Io te lo auguro: di comprendere davvero chi sei, e di uscirne anche tu. Perché anche tu hai diritto alla felicità e alla libertà bella di essere una persona che gli altri ricorderanno bene sul vero senso della parola. Guarire è possibile, se lo vuoi. Provaci.
-Patrizia Perotti-