Chissà quante volte ti sarai chiesto del perché qualcuno ti odia

Chissà quante volte ti sarai chiesto del perché qualcuno ti odia a tal punto dal godere nel vederti stare male, dal non volerti lasciare respiro, dal desiderare per te le cose peggiori.
Ti sei arrovellato il cervello per poterne venire a capo, senza mai trovare un senso a tutto quest’odio gratuito.
Eppure il senso è uno solo: se qualcuno ti odia, e tu sai di non aver agito male, quell’odio non ti appartiene. Non è un tuo problema.
Chi odia, è perché l’odio lo porta dentro, e se non ci fossi stato tu, avrebbe trovato qualcun altro da odiare, e se ancora non avesse trovato nessuno, avrebbe finito per odiare se stesso.
Perché alla fine è se stesso che odia.
Se stesso e le sue fragilità.
Se stesso e l’incapacità di superarti. Se stesso e il suo sentirsi immensamente piccolo ed insignificante.
Ha trovato in te quello che probabilmente avrebbe sempre voluto essere, e non riesce a desiderare altro che distruggerti.
Se tu crolli, non sarai più una minaccia.
L’odio è la prigione peggiore, per chi lo subisce, ma soprattutto per chi lo prova.
Perché l’odio è un modo per non lasciare andare mai via veramente una persona.
È l’urlo nel buio di un’anima sporca di catrame, che comprende di non saper provare davvero amore, e nel capirlo perde il lume della ragione.
Per questo, se sai chi sei, l’odio di qualcuno non cambierà la tua natura.
Se odi, sei odio.
Se ami, sei amore

-Patrizia Perotti-

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