Soffiava un vento freddo e pungente in quel pomeriggio di Marzo. Le onde increspate del mare spumeggiavano a riva apparendo a un occhio fantasioso come bianchi merletti ricamati. Le nuvole grigie e pesanti si spostavano veloci adombrando a tratti un sole incerto, colorato a stento da un giallo slavato.
Teresa, pensierosa, cercava di evitare le impronte di chi aveva passeggiato su quella spiaggia prima di lei. Era distratta quel pomeriggio. Stranamente non sentiva il profumo del mare, non si accorgeva del vento che come una lama di ghiaccio le tagliava la gola, non notava il sole che, stanco, si accingeva a tramontare, non vedeva la gente che le passava accanto sfiorando anche solo per un istante la sua anima.
Quella Domenica pomeriggio era partita con la sua auto e aveva imboccato la strada che l’avrebbe portata al mare. Era partita sola, con la mente chissà dove, forse persa nei ricordi, quei ricordi che ancora la tormentavano… O forse rapita e impaurita dall’idea di un domani che si prospettava sempre più nuovo, sempre più diverso da come se lo era immaginato lei…
Non notò che la spiaggia si era velocemente spopolata, e fermò i suoi passi sul ciglio di un fosso scavato da poco forse da bambini giocosi. Teresa fissò quel fosso a lungo…
Le onde del mare che si spargevano sulla riva sembravano volerle acchiappare i piedi da un momento all’altro, ma lei si spostò e poi tornò indietro, rigirandosi a guardare ancora quel fosso diverse volte.
Quando il sole stava ormai per scomparire all’orizzonte, Teresa salì su di un alto scoglio ammirando alla sua destra quella spiaggia che poc’anzi l’aveva accolta. Il suo sguardo era triste, malinconico. Un brivido di freddo la fece tremare, e lei si strinse forte. Poi guardò giù, e seguì con lo sguardo le onde frangersi sugli scogli. Aprì la sua borsetta e tirò fuori una bottiglietta chiusa da un tappo di sughero con dentro una lettera arrotolata. Prese la bottiglia dal collo e con forza la gettò in acqua. Si sedette poi su quello stesso scoglio raggomitolandosi per il freddo e guardò la bottiglia allontanarsi al largo, finchè non ne scorse più il bagliore tra le onde. Sospirò come se si fosse liberata non si sa da quale peso, e decise di tornare a casa svegliandosi da quello strano smarrimento e accorgendosi d’essere completamente congelata. Sorrise, e si ripromise che sarebbe tornata lì tra una settimana, ma stavolta con uno spirito diverso.
Percorrendo quei quindici chilometri che la separavano da casa, pensò alla serata che avrebbe trascorso: la solita serata con gli amici nella solita piccola discoteca a due passi dal suo paese. Si divertiva regolarmente, sapeva di non potersi lamentare, ma cominciava a sentirsi sempre più sola, senza averne realmente motivo.
Forse i suoi trentadue anni a volte le pesavano. Li sentiva come un grosso mattone incombente sulla sua testa, tanto che talvolta, quando si sentiva più giù, l’assaliva una terribile emicrania che la tormentava poi per almeno un paio di giorni.
La tristezza s’impadroniva di lei quando risentiva le sue vecchie amiche, tutte sposate, alcune in attesa di un figlio, altre già alle prese con omogeneizzati e pappette.
A Teresa erano rimaste le bomboniere in casa… La loro scatola giaceva da un paio d’anni impolverata nello sgabuzzino. Accanto c’erano sparse disordinatamente alcune riviste di abiti da sposa. Il corredo, la batteria da cucina, una lista ingiallita e stropicciata degli invitati.
A Teresa era rimasto tutto quello…
(…Continua…)